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Lo spread dei mutui: il reale margine di guadagno per gli istituti di credito

Nel momento in cui si accende un mutuo in banca, oltre ai tassi d’interesse bisogna tener conto anche di un altro parametro finanziario, vale a dire lo spread.

Spesso abbiamo sentito parlare di questo termine legato alla differenza percentuale di rendimento tra i Bund – ossia le obbligazioni di stato tedesche – e i Btp italiani, un parametro che è indice della solidità di una nazione e della sua capacità di solvibilità nei confronti dei creditori.

In questa sede invece cercheremo di capire l’influenza che ha questo particolare valore sull’erogazione di un mutuo, nonché sulla relativa rata mensile finale che il cliente andrà a pagare per tutto il  corso della sua durata.

Che cos’è lo spread di un mutuo?

Letteralmente il termine inglese spread significa “differenza”, e come abbiamo già visto il suo connotato finanziario è legato al divario esistente tra un titolo di stato e l’altro.

Nell’ambito dei prestiti e dei mutui bancari invece questa differenza è costituita dal margine di guadagno netto che l’istituto di credito applica in percentuale sulla quantità totale di denaro richiesta dal cliente.

In altre parole lo spread di un mutuo rappresenta la differenza tra il prezzo del denaro preso a prestito da una  banca e quello a cui viene nuovamente prestato al cliente finale.

Questo divario tiene in considerazione anche i rischi derivati da eventuali ipoteche sulla casa, il tasso BCE che determina il costo del denaro, così come gli andamenti globali dei mercati finanziari, divenendo una sorta di paracadute per l’istituto di credito erogante il mutuo.

Che influenza ha lo spread in un mutuo a tasso fisso?

Per un mutuo a tasso fisso, lo spread rappresenta una quota fissa mensile, che assieme al tasso IRS – acronimo di Interest Rate Swap, un valore che assume diverse forme percentuali a seconda della durata del prestito – viene calcolato al momento della firma del contratto e mantenuto inalterato per tutta la durata del mutuo.

Lo spread nei mutui a tasso variabile

Per quanto riguarda invece i mutui a tasso variabile, come sappiamo va preso come parametro di riferimento l’Euribor, che a seconda dell’andamento dei mercati può subire oscillazioni al rialzo o al ribasso, facendo di conseguenza salire o scendere l’importo della rata mensile.

Anche in questo caso però lo spread rappresenta una quota fissa, che viene mantenuta invariata per tutta la durata del contratto.

A quanto corrisponde in media la percentuale dello spread su un mutuo?

A prescindere dal fatto che sia fisso o variabile, abbiamo visto come lo spread sia una componente fissa della rata di mutuo. Di norma la sua percentuale è abbastanza contenuta, e in media corrisponde all’1,6%.

Questo margine in apparenza risicato è giustificato dall’ipoteca che in molti casi è a garanzia del mutuo, allo scopo di evitare insolvenze pericolose per la banca.

È chiaro tuttavia come la percentuale di spread sia applicata in modo variabile da banca a banca, ed è per questo che informarsi al riguardo prima di stipulare il contratto sia una buona prassi, al fine di valutare la proposta più conveniente per le vostre esigenze.

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