Dopo oltre 7 anni caratterizzati da tassi di interesse negativi, per il prossimo mese di luglio è previsto un aumento dei tassi di interesse deciso dalla BCE di circa 25 punti base (quindi un quarto di punto percentuale).
A questo seguirà presumibilmente un ulteriore aumento di mezzo punto nel mese di settembre.
Purtroppo questa decisione era nell’aria da tempo ed è la debita conseguenza del periodo di prolungata inflazione che sta caratterizzando l’Unione Europea:
- da un livello consolidato nel tempo di inflazione media pari al 2%, ormai siamo passati a valori superiori all’8%;
- la tendenza al miglioramento senza misure correttive pare essere una chimera.
Di conseguenza l’aumento dei tassi di interesse rappresenta una soluzione atta a ridurre gli effetti dell’inflazione, calmierandola.
Difatti, attraverso questo tipo di intervento:
- aumenta il costo del denaro;
- si tende a investire di meno;
- si arriva a una sorta di stasi dell’economia, che dovrebbe riportare l’inflazione sui vecchi livelli del 2% entro il 2024, evitando l’escalation incontrollata.
Tali interventi, ovviamente, non sono privi di conseguenze.
Il mercato immobiliare tende sicuramente a essere uno dei più potenzialmente coinvolti dalla decisione di aumentare i tassi, considerando il potenziale aumento delle rate dei mutui a tasso variabile!
Cerchiamo di comprendere meglio questo assunto.
Attenzione al tipo di interesse che scegliamo stipulando un mutuo!
Quando stipuliamo un mutuo, oltre a tutte le spese accessorie relative alla stipula e alle varie perizie, dobbiamo prestare molta attenzione anche al tipo di tasso di interesse che scegliamo.
Detto in termini molto semplici:
- se scegliamo un mutuo con tasso d’interesse variabile, con indicizzazione basata sull’andamento dell’Euribor, è chiaro che, qualora questo aumentasse, ci sarebbe un conseguente aumento delle rate del mutuo per acquistare casa;
- un mutuo con tassi di interesse fissi non risente di questo tipo di variazione, proprio perché si stipula un accordo con il quale si mantiene un valore prescelto che non subirà variazioni di alcun tipo per un periodo di tempo stabilito.
Ma prestiamo attenzione!
Anche il tasso fisso viene comunque stabilito attraverso un parametro, e questo risulta essere il cosiddetto Eurirs.
Tale parametro coincide con la media delle quotazioni alle quali le banche dell’UE praticano l’Interest Rate Swap (IRS).
Passato più in sordina rispetto all’aumento dei tassi della BCE, negli scorsi mesi si è avuto un aumento di questo indice dopo molti anni di immobilità.
Questo vuol dire che se si va a stipulare un nuovo mutuo a tasso fisso, troveremo oggi delle condizioni leggermente meno favorevoli rispetto a quelle che potevamo avere qualche mese prima.
Non dimentichiamo, inoltre, che l’Eurirs subisce variazioni anche contestualmente all’andamento dei tassi di inflazione. Ecco perché era da aspettarci che qualcosa sarebbe purtroppo cambiato in questi mesi!
Ovviamente Euribor ed Eurirs sono indici che non devono spaventare, in quanto sono stabiliti regolarmente dalla BCE e sono facilmente rilevabili su qualunque giornale finanziario.
Di conseguenza non ci sono fregature, la loro variazione avviene sicuramente alla luce del sole (con valori basati su variazioni a 1 mese, 3 mesi o 6 mesi).
Ciò non toglie che i recenti aumenti possano rappresentare un problema per il mercato immobiliare.
Sicuramente le recentissime notizie di aumenti non fanno dormire sogni troppo tranquilli, ma è necessario comunque sottolineare un aspetto.
La stessa BCE, nonostante l’obiettivo dichiarato di riportare l’inflazione su livelli accettabili, non ci saranno scossoni pesanti sulla variazione di Euribor ed Eurirs, evitando di tornare ai livelli di circa 10 anni fa (dove si sfioravano valori pari all’8-9%).
Questo ha due finalità:
- evitare una stagnazione dei mercati;
- mantenere una certa facilità di credito a chi ha bisogno di stipulare un mutuo.
Conseguenze dirette dell’aumento dei tassi variabili
Ci sono alcuni scenari che ha prontamente valutato il Corriere della Sera, e che ci fanno vedere nel dettaglio come questi aumenti possono incidere sui mutui a tassi variabili.
Prendiamo un esempio che preveda:
- mutuo ventennale con finanziamento per 200 mila euro;
- tasso Euribor all’1%;
Con l’aumento previsto per luglio di 25 punti base, la rata subirà un aumento di circa 30 euro (da 920 a circa 960 euro).
La problematica maggiore risulterebbe esserci con l’aumento di 50 punti base a settembre: in questo caso si andrebbe a subire un aumento (rispetto a ora) di circa 80 euro.
Se l’aumento continuasse con questa tendenza si rischierebbe, tra 1 anno, di pagare fino a 150 euro in più al mese (circa 1.070 euro!)
Scelta della tipologia di tasso di interesse per il mutuo: cosa fare ora?
Gli aumenti possono sicuramente rappresentare una problematica, ma resta sempre il fatto che la casa rappresenta una delle componenti principali per moltissime famiglie italiane.
Di conseguenza ci aspettiamo che i contraccolpi sul mercato immobiliare possano comunque essere contenuti.
Quello che conta, in questo caso, è dare un consiglio sensato ai futuri acquirenti sulla tipologia di tasso di interesse che sarebbe da preferire.
Parlando con i professionisti dell’Agenzia CasaImmobiliare di Grosseto, abbiamo ottenuto informazioni preziose su quali alternative si pongono di fronte a una famiglia.
Vediamole insieme sinteticamente.
Scelta di un mutuo con tasso di interesse fisso
Un tasso di interesse fisso, nonostante i recenti aumenti che si sono riscontrati a livello di Eurirs, risulta essere ancora oggi conveniente per molte famiglie, considerando che:
- gli aumenti del periodo non sono ancora lontanamente paragonabili a quelli di 10 anni fa;
- un tasso fisso garantisce sicurezza e ci tiene al riparo da eventuali variazioni sgradite nel corso del tempo.
Scelta di un mutuo a tasso variabile
Per quanto riguarda i mutui a tasso variabile, comprendiamo bene come gli aumenti attesi nei prossimi mesi possano scoraggiare molte famiglie dal considerare questa opzione.
Esistono però delle vie d’uscita che consentono di essere più tranquilli in tal senso. Vediamole insieme.
Tasso variabile con tetto massimo
La prima prevede la scelta di un tasso variabile ma con tetto massimo fissato (ciò vuol dire che si accetta che possano esserci degli aumenti nel corso del tempo, ma questi non dovranno superare una determinata soglia).
Così facendo saremo sicuri che le rate del mutuo si manterranno non oltre una determinata soglia di sicurezza, garantendo così un rischio più calmierato.
Tasso variabile a rata protetta
La seconda prevede un’opportunità diversa proposta dalle banche, ossia un tasso variabile ma a rata protetta.
In pratica stiamo parlando di un mutuo con tasso variabile, ma con le caratteristiche di un mutuo a tasso fisso, in quanto viene mantenuta la rata costante nel tempo.
Per mantenerla costante, in caso di aumento dell’Euribor, la banca dovrà ricalcolare la durata del mutuo, allungando il piano di ammortamento previsto in partenza.
Il vantaggio risulta evidente, in quanto si è sicuri di poter mantenere il tasso di partenza al netto di variazioni dell’Euribor indesiderate.
In tal caso l’avere una rata costante nel tempo non può che essere positivo per chi deve pagare un mutuo, perché evitando sorprese strane si ha sempre la possibilità di poter far fronte alla spesa ampiamente prevista e concordata nel tempo.
Attenzione comunque al tipo di durata massima prevista per una rata protetta, che è pari a 30 anni. Nel caso in cui ci fosse una modifica al piano di ammortamento, si potrà allungare la durata del mutuo di massimo altri 10 anni.
E se questi dieci anni non fossero sufficienti? Verrà ricalcolata ulteriormente la durata, con un ulteriore step temporale di 5 anni, semplicemente a tasso variabile e non più protetto o costante.